Da alcuni anni ormai su Youtube spopolano video di ragazzini piazzati in fila indiana davanti alla telecamera di uno smartphone, orgogliosi di elencare quanto hanno speso per il loro abbigliamento.
Ad una prima visione questi video ci strappano una risata, sembrano una realtà lontana, riflesso di una gioventù viziata e superficiale. Ma poi, volenti o nolenti…
Quando l’abito fa anche il monaco
Vuoi per farti una risata, vuoi per criticare i giovani d’oggi o vuoi più semplicemente per pura curiosità, quando si guarda per la prima volta “Quanto costa il tuo outfit” si resta inevitabilmente catturati da questo mantra ripetitivo e cadenzato “partendo dal basso: marca, modello prezzo, marca modello prezzo..” e si iniziano ad intuire le opportunità che questo nuovo fenomeno generazionale può raggiungere. Intuizione che diventa conferma quando ti accorgi che certi outfit superano le decine di migliaia di euro.
E’ proprio da questo appeal che il fenomeno nasce e prende forza, diventando oggi una delle tendenze di maggiore interesse nel variegato mondo della new economy, studiate con attenzione da quei Brand emergenti che hanno voglia crescere in fretta.
Brand come Supreme, Off White, Marcelo Burlon, che hanno saputo anticipare i tempi investendo senza pregiudizi sui nuovi canali prediletti dalla Generazione Z, in meno di 5 anni hanno visto crescere esponenzialmente sia fatturato che Brand Knowledge.
Ma anche le celebrità non sono state da meno e hanno voluto dare il loro contributo mostrando tutto il loro “valore” in rete. Il più famoso ed invidiato è sicuramente Drake che, prima di un concerto alla O3 Arena di Londra, ha strabiliato i suoi fan ostentando un outfit da quasi 1 milione di dollari.
Hype Culture e Reseller, i nuovi modi di fare business
“Quanto costa il tuo outfit?” è la versione italiana di “How much is your outfit” del londinese Kofi McCalla, (The Unknown Vlogs) ormai vera e propria Star a livello globale.
Il format si basa su di un concetto molto semplice: uno youtuber intervista dei ragazzi appassionati di streetwear che, fieri del loro dress code rigoroso, elencano tutto ciò che indossano. A volte i partecipanti sono ragazzi fermati casualmente nelle vie del corso delle nostre città, altre volte si tratta di giovani followers che sperano di poter essere “intervistati” dal loro influencer di riferimento.
In Italia a giocare d’anticipo sono stati Federico Barengo, fashion vlogger 22enne, che oggi conta quasi 100 mila iscritti su YouTube, seguito a ruota da Diario Del Russo e da canali come Swampe, con video che superano spesso anche il milione di views.
In questi anni il fenomeno è cresciuto a tal punto da non poter più esser etichettato come un semplice fenomeno di costume passeggero e si è trasformato in un vero e proprio movimento generazionale, contaminando musica, street art, fotografia e design.
Stessi gusti, stessi interessi e stessi Brand… da Tokyo a Milano non potevano non attirare l’attenzione delle agenzie di marketing e comunicazione più lungimiranti e il nuovo Business si è fatto largo velocemente.
Nascono i Reseller, veri e propri “Broker di tendenza”, che comprano e vendono capi d’abbigliamento e accessori come fossero azioni in Borsa.
Quello che conta è saper fare la scelta giusta che ti permetta di individuare quei capi Hype, i superquotati che diventeranno veri e propri oggetti di culto, prima che si esauriscano e diventino introvabili tramite i canali convenzionali del Retail.
Il business è partito dagli Stati Uniti indicativamente alla metà degli anni Duemila quando i Brand di sportswear hanno cominciato a lanciare prodotti cool e in serie limitata, ma ormai non è più raro nemmeno in Italia vedere persone che fanno camp-out, ovvero che si accampano fuori dai negozi ore prima dell’apertura (quando non addirittura giorni), per accaparrarsi il lancio del prodotto più esclusivo sul mercato.
La rivendita di modelli rari e prodotti in serie limitata, di sneaker e streetwear mai utilizzati, oggi tocca numeri impressionanti.
Gli influencer e i loro video hanno milioni di visualizzazioni, i Brand più popolari tra i teenager hanno moltiplicato il fatturato esponenzialmente, piattaforme di rivendita sneaker come StockX, nata 3 anni fa, oggi sono quotate 1 miliardo di dollari e Nike di Michael Jordan vengono vendute da Sotheby’s alla cifra record di 560 mila dollari.
Ma siamo ancora davvero sicuri che le nuove generazioni siano solo viziate e superficiali?
Forse è il caso di abbandonare velocemente i pregiudizi e di mettersi al passo con i tempi.