In Italia gli acquisti online nel retail rappresentano il 5% del totale, per un valore complessivo di 20 miliardi di euro, mentre in altri luoghi del mondo, come Corea, UK, USA, Giappone, Francia e Germania, la quota dell’e-commerce si aggira intorno al 15-20%.
Anche se il nostro paese è ancora indietro rispetto alle altre grandi economie in fatto di shopping online, però, il trend è in continua crescita e nel 2016 ha fatto registrare un +18% rispetto al 2015.
I numeri migliori si registrano nel settore del turismo. Sembrerebbe infatti che gli italiani acquistino sul web prevalentemente prodotti turistici, che costituiscono quest’anno il 44% del totale degli acquisti online, con un incremento del 10% rispetto all’anno scorso. Il settore dei viaggi trascina quindi la crescita del servizi online, specialmente grazie al booking di trasporti e alloggi.
Seguono i settori dell’elettronica di consumo, l’abbigliamento, l’arredamento e il food, comparti già affermati all’estero che stanno migliorando anche in Italia.
Nel 2016 sono 19 milioni gli italiani che hanno fatto almeno un acquisto sul web, il 7% in più del 2015, mentre coloro che comprano regolarmente (almeno una volta al mese) sono 12,9 milioni.
Sul fronte dell’export è in aumento il volume di vendite di siti italiani ad acquirenti stranieri. Anche qui il turismo è in testa e rappresenta insieme all’abbigliamento il 78% del mercato.
Possiamo dunque dire che l’Italia abbia recuperato terreno? Non esattamente, purtroppo. Questi dati, forniti dall’Osservatorio eCommerce B2C del Politecnico di Milano, non devono farci cullare secondo Alessandro Perego, il direttore scientifico degli Osservatori Digital.
Perego chiama in causa l’offerta turistica italiana incitando l’imprenditoria ad un esame di maturità che consenta al belpaese di incrementare le capacità di investimento e innovazione portando gli acquisti di turismo online ai livelli delle altre grandi nazioni europee.